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mercoledì 6 luglio 2011

I RAGAZZI SONO IN GIRO

Una doccia freddocalda lava via ogni sera stanchezze e odori di chilometri percorsi. I sapori e i suoni invece rimangono, amplificati da un piatto di spaghetti agliooglioepeperoncino a dir poco spettacolari con tanto di autocomplimenti al cuoco. Per non parlare del secondo. E dei panini d'asporto, con peperonata.

Un io da ribattezzare per l'ennesima, jacopo ortis e l'artista di tutti i tempi. A cavallo di eroica finora, bigusto da sempre, Carotina per gli amici. E il gradito aiuto di TomJonz e dei suoi messaggi. A scorrazzare da un nord italia non del tutto pronto all'evento, rotolando, parafrasando, verso sud. Con un bel po' di carambole. Il tutto preventivamente low cost con al massimo una salata al giorno concessa, previa arsura.

Si comincia dalla pur sempre Milano. Due puntate in due puntate per poter dare e arricchire un'idea su tu sai perchè, tu sai dov'è, tu sai quand'è. Da allegri ragazzi morti sotto dei monumenti inconsapevolmente invisibili a allegre formichine orientali che danno profondità alla città, e involtini primavera. Un saluto d'illogica (per alcuni insolita) allegria ad uno degli uni, una chiacchierata di fuffa spensieratamente usuale con due tra gli altri. I doverosi cenni storico-sociali di piazzale Loreto, piazza Fontana, San Lorenzo e i Navigli sempre accompagnati dalle poderose zanzare guida del luogo. Il resto mancia o lo trovate in pensieri immagini e parole sottostanti. E nei pellegrinaggi al Birrificio Lambrate.

Una Verona sul mare. Sarebbe stata migliore? Chiedetelo a quelli, chiedetelo ai pochi che hanno...è chiaro che la prossima meta sarebbe stata Genova. Ma prima un salto dalla parte sbagliata della Magnifica Patria, in una bella giornata di sole a fare due chiacchiere con monumenti che non ti parlano, ma ti scrivono, e con una certa quantità di tedeschi che apprezzano molto uno scontrino da treeuroetrenta per tre caffè. Ma noi no. Nonostante Stupido Hotel.

Genova, quella giornata di luglio, d'un caldo torrido d'Africa nera che poi è bello trovare parole altrui che condividi per descrivere dei luoghi che hai visto, soprattutto quando la stanchezza dello scrivano avanza (e anche quella del camminatore da calzino serale assassino) perchè c'è traffico, mare e accento danzante e vicoli da camminare. Incontri un vecchietto che sbriciola sessantanni di malgoverno democristiano (come sarebbe a dire?) come gente a mani nude una montagna. Si ma, quando c'era lui. Perchè mi devi dire come cazzo si fa a mettere delle palle di acciaio in un salone dell'ottocento. Poi entri in un vicolo che ti è risuonato in testa, nelle orecchie, nelle corde della chitarra e nei sentimenti da quando avevi più o meno diciottanni. E ti senti spaesato. Forse perchè in quel posto non risuona quella musica. Ma risuonano quelle parole.

Di chilometro in chilometro si mostra una sempre più bella città, una città del sud al nord. Che vive per strada. Finalmente quella brezza, finalmente quell'ebrezza.

Prima di andare si deve fare un'ultima tappa, CONAD esclusa.

La salvia splendens luccica, copre un'aiuola triangolare,
viaggia il traffico solito scorrendo rapido e irregolare.
Dal bar caffè e grappini, verde un'edicola vende la vita.
Resta, amara e indelebile, la traccia aperta di una ferita.
Carlo vive. Speriamo.

Passiamo parola a quanto ci avranno da dire i prossimi giorni, nell'attesa Charles Bronson, American Pie...e un buon sigaro cubano? Senza dimenticare i panni in lavatrice.

.G

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