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domenica 17 luglio 2011

QUI SI FA L'ITALIA

Il momento in cui si è di nuovo soli in macchina è strano. Agrodolce e caffè con acqua gassata. Gianka è appena sceso con la sua casa portatile e semovente e saluta da sulla porta della sua casa fissa. E'stato un bel viaggio, dico, a lui ma anche a me. Ortis poco prima, senza troppe parole e senza camicia, aveva alzato quasi timidamente la mano da dietro il cancello grigio mercedes sotto lo sguardo sorridente della madre. Per tre giorni non ne voglio sentire di voi, nè vedere, ci siam detti l'un l'altro, pur sapendo che non sarebbe andata così.

E direi anche basta con Moccia.

Parte il motore e contemporaneamente la radio come a farla a posta manda quella canzoncina che ci ha inseguito nell'ultima tratta. No, non quella che cercavamo. Due chitarrine e poco altro avvolti da una vocina brasiliana che non mi entusiasma, quanto basta per far partire il pilota automatico dei ricordi. In venti kilometri, oltre duemila di strade, di facce, di facciate, riso e risate. Primo semaforo verde, svolta a destra sul viale Calabria, seconda marcia e lieve bruciore alle spalle. Troppo sole in una volta sola. Quasi a volersi rifare di quello preso in testa e sulle braccia camminando le città. Che ha donato ai nostri quella tipica parvenza che a seconda delle latitudini si suole definire da muratore, da camionista, da ciclista. E allora succede che infine capiti in un postarello pugliese di mare nella giornata più calda dell'anno e il gioco è fatto. Se poi nel postarello ci pianti una tenda è quasi come se lo volessi quel bruciore. E non solo quello. Ma ben venga (no). Tanto ci sono gli animatori ad allietare. Eh già. Perchè gli animatori che vanno per allietare animatori non sanno che gli animatori che vanno in un posto dove ci sono gli animatori parlano solo di animatori e finiscono a parlare da animatori anche con gli animatori. Il che crea qualche confusione. Per cui vietato allietare. Poco importa perchè noi siam quelli che sfruttano tutti i servizi a disposizione e allora bagno di mezzanotte, piscina, docce a volontà che tanto ha vinto il Si. E poi c'è lei, che allieta anche da lontano. La meta del mio viaggio.

Semaforo del carcere verde, poi un altro, a destra e su per il Calopinace come per le rampe di Superga. A guardar Torino dall'alto per cinque minuti, sessantacinque centesimi al minuto. Un pubblico pagante che sottolinea. E firma un guestbook. E poi risottolinea con un applauso il concerto del cantante preferito di Ortis, non uno dei preferiti. Mentre io ho preferitodi gran lunga il kebab di Horas e il risotto di MariLù. Forse ho il gusto culinario più spiccato di quello musicale.

Prendo l'imbocco a sinistra delle cosiddette bretelle e mi immetto nel preludio dell'autostrada che a quest'ora scorre via agile come un bel tris di città lungo la via Emilia. E scorrono agili le immagini in hd di Parma e del suo casello coi saldi, quelle in visione crepuscolare dei porticati modenesi e quelle infuocate del deserto bolognese. Tutte ben innaffiate di litri di birra e di acqua pubblica per non parlare delle pietanze tipiche tipicamente locali acquistate in pregiate gastronomie pakistane del luogo. E nel bel mezzo dell'agilità si mescola un bel campeggio mordi rimordi e fuggi con tanto di vasca di decantazione a uso signora piscina per competizioni e con un vecchietto camperista laureatosi genio del computer con una tesi sulla storia del pulsante di accensione . E anche il concerto di uno dei cantanti preferiti di Gianka e di un'altro dei cantanti preferiti da Gianka ma non tanto preferito come il primo ma forse si, ma anche uno dei preferiti miei e di Ortis. Ma non il preferito. Uno dei.

Un insolito cambio di corsia è un po' una metafora. Di variazioni di percorso. Come per andare a salutare parenti viareggini mentre si è in rotta per Pisa, ricevendo in cambio i sapori migliori di tutto il viaggio e un magari bagno nei mari della Versilia. Magari. Non so perchè ma lo svincolo di Campo Calabro mi fa venire in mente Firenze (Prima che Campo Calabro avesse quel significato tanto caro ai giovani) e la serata nella casa della libertà di Seby's Staff con tanto di parola chiave. E avrei voluto capire anche dove parcheggiare.

Dopo Campo, la rapida carrellata di paesini per arrivare al mio, Sciumara e Muru, Cruci per l'esattezza. Scorrono veloci sotto le ruote di Carotina che li conosce da sempre, proprio come me. E proprio come me non si sofferma più di tanto, tanto...Un po' come andare a Roma solo per pagare una multa pisana e farsi due chiacchiere con un australiano ubriaco.

Curve, il passocroce, la piazza, la serranda del mio garage. Spengo.

Sono a casa ma per un attimo immagino di essere altrove. In un bar. Con due amici.
Perchè noi siamo di quelli che credono che ci vuole un dio e anche un bar. Ma molto di più un bar. Anzi decisamente un bar. Tre caffè e un bicchiere d'acqua. Anzi due. Anzi tre.

Per brevità chiamato orgoglio.

.G